Fare la differenza, non solo la differenziata
Negli ultimi cinque anni noi italiani, in quanto a raccolta differenziata, siamo migliorati parecchio, passando da una percentuale di raccolta differenziata del 47,5% nel 2015, al 61,3% del 20191. Quindi, ci verrebbe da dire: “il nostro lo stiamo facendo, ci stiamo impegnando!”, ma non è proprio così se pensiamo che individualmente in Italia produciamo in un anno 500 kg di rifiuti. Di questi, il 24% finisce ancora in discarica, mentre il 30% viene riciclato, il 20% si utilizza per il recupero di energia – attraverso i termovalorizzatori -, e il 24% viene compostato2.
I dati in Europa sono similari, con alcuni paesi che eccellono, come la Germania, e altri che invece utilizzano solamente le discariche, come la Serbia. Per quanto riguarda la plastica nel particolare, l’Europa ricicla solo il 30% di ciò che raccoglie attraverso la differenziata e, inoltre, si pone un problema di impiego di ciò che viene riciclato, dal momento che la domanda di plastica riciclata ammonta solo al 6% della plastica totale utilizzata in nuove produzioni3.
Nel resto del mondo la situazione è ancora più critica, con bassissimi indici di riciclo in generale – con cifre vicino allo zero – in Africa e Sud America, dove vi è solo la discarica e spesso si preferisce l’abbandono irregolare dei rifiuti; o in posti come gli Stati Uniti, dove comunque il livello di produzione dei rifiuti è altissimo – la produzione individuale annua di rifiuti è di 679 kg4.
Va da sé che la raccolta differenziata non basta. Quindi, come possiamo fare la differenza?
- Valutare attentamente se abbiamo veramente bisogno di ciò che stiamo comprando – vale il motto: “se non lo compro, non dovrò buttarlo via”;
- Comprando sfuso, utilizzando sacchetti e contenitori riciclabili;
- Preferire imballaggi in carta o cartone riciclato, o comunque riutilizzando poi i contenitori per altri alimenti;
- Riutilizzare il più possibile gli oggetti che abbiamo già a disposizione, cercando di ripararli quando possibile – si, proprio come facevano i nostri nonni;
- Scambiare, donare o vender gli abiti e gli oggetti che non usiamo più.
A questo ritmo, entro il 2050, la massa di plastica presente nei mari sarà superiore a quella di tutta la fauna marina messa insieme. Non so voi, ma io preferirei nuotare ancora tra i pesci invece che tra i rifiuti.
Fonti:
1) ISPRA, Rapporto rifiuti urbani, Edizione 2020. Rapporti 331/2020.
2) Ibidem.
3) Eurostat.
4) Kaza S.; Yao L.C.; Bhada-Tata P.; Van Woerden F, What a Waste 2.0: A Global Snapshot of Solid Waste Management to 2050, 2018. Urban Development. Washington, DC: World Bank. https://openknowledge.worldbank.org/handle/10986/30317 License: CC BY 3.0 IGO.
Foto: Torre Sant’Andrea, Salento 2020. Foto di Catherine Fogli
Montanaro e viaggiatore. Non mi stanco mai di leggere e informarmi per conoscere meglio il mondo in cui viviamo e chi o cosa ne fa parte.