Cambiamenti climatici
Quanto ci preoccupa il riscaldamento globale?

Quanto ci preoccupa il riscaldamento globale?

Un nuovo studio dell’UN Development Programme – UNDP –, ha interrogato 1.2 milioni di persone in 50 nazioni sull’importanza della problematica dei cambiamenti climatici. E cosa hanno scoperto?

Il 64 % degli intervistati pensano che il riscaldamento globale sia un’emergenza mondiale. È un’ottima notizia, e un chiaro messaggio alla politica e alla società in generale, che si richiedono interventi e anche in fretta.

Come è percepito il problema nelle varie fasce di età?

Come ci si poteva immaginare, i giovani dai 14 ai 18 anni sono quelli più interessati, ben il 69% dichiara di essere preoccupato per il riscaldamento globale. Sono la generazione dei Fridays for Future di Greta Thunberg, spesso hanno una visione più chiara del problema e con meno preconcetti. Sono anche quelli che riescono a vedere le criticità presenti nella nostra società, perché ne hanno una diversa visione. La fascia di età che va dai 18 ai 59 anni sente il problema un po’ meno, ma comunque per il 65% degli intervistati il climate change è una realtà concreta di cui occuparsi. I cittadini sopra i 60 anni, di cui ahimè, spesso fanno parte i politici, sono quelli meno interessati, con solo il 58%.

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Dove si è più preoccupati

No, questa volta non sono gli irreprensibili ed ecologisti paesi scandinavi quelli più consapevoli del cambiamento climatico. Siamo noi italiani, invece, quelli più preoccupati, con ben l’81% degli intervistati convinti della gravità dell’emergenza climatica. Questo corrisponde a un bel segnale per i nostri politici su quali sono le azioni da intraprendere, e a un duro colpo per i negazionisti. I dati riportano come l’urgenza di azioni per mitigare il cambiamento climatico sia generalmente più sentita nei paesi insulari – anche per ovvi motivi, visto l’innalzamento degli oceani – con il 74%, e nei paesi dell’Europa e Nord America con il 72%. La percentuale è un po’ più bassa negli USA e in Russia con il 65%, India con il 59%, Africa con il 61%, ed è minima in Moldavia con il 50%.

Come bisogna agire

I partecipanti allo studio già convinti della gravità del cambiamento climatico hanno risposto, per il 59%, che “dobbiamo fare tutto ciò che è necessario e urgentemente”. Anche in questo caso, noi italiani abbiamo la percentuale più alta, con ben il 78% di intervistati che crede in azioni urgenti e necessarie.

Lo studio ha stilato una lista di 18 politiche ambientali su cui agire, e ha chiesto ai partecipanti di esprimersi a riguardo. Le 5 soluzioni che hanno trovato i maggiori pareri favorevoli a livello globale sono: conservazione delle foreste e del territorio al 54%, l’uso di energie rinnovabili con il 53%, il miglioramento delle tecniche agricole con il 52%, gli investimenti in green economy al 50%, e il passaggio a una mobilità sostenibile con il 48%. Anche in questo caso, le risposte sono state diverse in base alla nazione analizzata, anche se prevedono tutte la salvaguardia dei sistemi naturali come priorità.

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Il rapporto mette in evidenza come, nei Paesi dove vi è una particolare problema ambientale, la popolazione tenda a favorire soluzioni inerenti alla suddetta problematica. In nazioni largamente dipendenti dai combustibili fossili, la popolazione supporta fortemente una transizione verso le fonti rinnovabili, come in USA per il 65%, in Russia con il 51%, e in Australia al 72%. Stesso discorso vale per la preservazione delle foreste in Paesi fortemente soggetti a deforestazione, come il Brasile con il 60%, e l’Indonesia con il 57%. Un altro fatto evidenziato dal rapporto è la correlazione tra alti livelli di istruzione e la sensibilità riguardo alla crisi climatica.

Conclusioni

Il rapporto dà un quadro complessivo rassicurante, mostrando che buona parte della popolazione mondiale ha compreso il problema, ed è pronta a effettuare gli interventi necessari. La politica dovrebbe dedurne che forti interventi per bloccare il cambiamento climatico sarebbero compresi e sostenuti dalla popolazione.

La ricerca è stata effettuata tra ottobre e dicembre 2020, quindi in piena pandemia di Covid-19. Questo fa comprendere come, nonostante l’emergenza sanitaria in atto, la popolazione sia consapevole dell’emergenza climatica e disponibile ad agire.

Abbiamo ricevuto una importante indicazione su come sia possibile e necessario agire in maniera combinata da parte di tutti gli stati per fermare il riscaldamento globale, avendo il supporto di tutte le popolazioni mondiali.

Non ci sono più scuse per non fare la cosa giusta.

Fonte:
United Nation Development Programme, Peoples’ Climate Vote, Gennaio 2021

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